Nei nostri tessuti riconosciamo quattro tipi fondamentali di cellule: nervose, muscolari, epiteliali e connettivali. Ognuna di queste può annoverare più sottotipi e potremmo anche affermare che ognuna di queste ha enfatizzato una delle funzioni condivise generalmente da tutte le cellule.
Le cellule nervose saranno più specializzate nella conduzione lungo le proprie membrane, cosa che comunque è espletata anche dal resto delle tipologie cellulari ma che nelle cellule nervose trova la massima elezione. Ciò avverrà anche per le cellule muscolari che si sono principalmente specializzate nella capacità di contrarsi. Anche le cellule epiteliali possono contrarsi contenendo al loro interno un po’ di actina e di miosina, ma si contrarranno debolmente rispetto alla cellula muscolare. Le cellule epiteliali invece hanno raggiunto la loro massima affinità elettiva specializzandosi nello secernere ormoni, enzimi, ed altre molecole messaggere. Le cellule del tessuto connettivo si contraggono malissimo, sono conduttrici mediocri, ma secernono un’ infinità di prodotti nella matrice extracellulare, contribuendo a formare ossa, cartilagini, tendini e legamenti. Formando la matrice extracellulare che altro non è che quella pasta che ci tiene tutti insieme e che connette tutti i vari tipi di tessuti tra di loro, dando a tutte le altre cellule uno spazio di comunicazione e di condivisione.
Indicheremo con il termine fascia la rete di tessuto connettivo nell’ organismo, del tessuto che crea degli spazi separati all’ interno del corpo ma che allo stesso tempo unisce tutte le parti anatomiche che l’ anatomia classica vede distinte. La funzione d’unione della fascia supera di gran lunga quella di separazione spaziale.
Un maglione globale che ci permette di muoverci e di espletare tutte le nostre funzioni fisiologiche e psicofisiche.
Per procedere oltre, ora spostiamo la nostra attenzione sulla ricerca dei meridiani miofasciali (Myers) poichè il loro studio ci aiuta a capire in modo semplice come si muove globalmente il corpo. Questo concetto inoltre è importante perché fa capire che la struttura umana per vivere in modo sano è fatta per muoversi e che la vita è movimento mentre la morte risulta sintetizzata nell’ immobilità e nella staticità del corpo.
Ci fa capire che la struttura che ci compone è unica ed indivisibile e che quindi gli esercizi di contrazione e allungamento in un allenamento o in un lavoro di consolidamento post trattamento osteopatico, risultano più proficui se eseguiti rispettando queste linee di tensionamento del corpo.
Dalle prime teorie di Godelieve Denys Struyf , all’ allievo Busquet fino ad arrivare a Myers, si è sempre cercato di capire il movimento globale del corpo e le ripercussioni sulla struttura dei blocchi sulle catene muscolari.
Inoltre da tener presente nel movimento e nelle catene muscolari bisogna dare rilievo allo stato emotivo ed emozionale del soggetto. Il corpo risulta il palcoscenico della coscienza ed in un modo o nell’ altro certe problematiche del movimento possono essere ripercussioni di uno stato emotivo alterato, ma questo esula dai compiti di un osteopata o di un personal trainer e dà importanza ad altri tipi di figure professionali, aprendo le porte ad una visione di equipe in cui più professionisti possono contribuire al miglioramento psicofisico delle persone. Un equipe dove la patologia viene gestita dalle professioni sanitarie di competenza (medici, fisioterapisti) e dove le visioni osteopatiche, psicosomatiche, psicologiche e di gestione dell’ alimentazione del soggetto trami tele figure professionali non sanitarie (osteopata) servano ad ottenere un mantenimento dello stato di salute della persona.